In seguito all’accordo sull’acquisizione da parte di Poste Italiane del 15% delle azioni ordinarie di TIM dalla francese Vivendi, l’Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori (ADUC) ha espresso alcune preoccupazioni attraverso un intervento del suo presidente Vincenzo Donvito Maxia, pubblicato nella newsletter ufficiale dell’associazione.
Con questa operazione, annunciata il 29 marzo 2025, Poste Italiane – che già deteneva il 9,81% del capitale – diventa il primo azionista di TIM con una quota del 24,81% delle azioni ordinarie e dei diritti di voto. Il controllo di Poste Italiane, ricordano da ADUC, è in mano pubblica: il 35% appartiene a Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e il 30% al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF).
Secondo ADUC, l’operazione segna il ritorno di TIM sotto il controllo pubblico, evocando un paragone con l’ex Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI), la holding di Stato che per decenni ha avuto un ruolo centrale nell’economia italiana fino al suo scioglimento nel 2000.
Nel commento, il presidente Donvito evidenzia come Poste Italiane stia assumendo un ruolo sempre più ampio non solo nel settore delle telecomunicazioni, ma anche nei servizi ICT, nei contenuti multimediali, nei pagamenti digitali, nel settore assicurativo e persino in quello energetico.
Una strategia che, secondo l’associazione, potrebbe trasformarla in una sorta di “multiutility pubblica” operante in un mercato che dovrebbe essere concorrenziale.
Il nodo del conflitto di interessi
Tra le principali criticità sollevate da ADUC c’è il possibile conflitto di interessi: lo Stato, principale azionista di Poste Italiane, è anche l’ente regolatore del mercato. Questo, secondo l’associazione, potrebbe rappresentare un rischio per la concorrenza e generare potenziali squilibri a favore di un operatore controllato dallo stesso soggetto che stabilisce le regole.
In questo contesto, l’intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) sarà cruciale per valutare l’eventuale presenza di distorsioni della concorrenza. ADUC, tuttavia, esprime perplessità sull’effettiva indipendenza dell’Antitrust, facendo riferimento ad altri precedenti come quello del canone Rai.
Il precedente della liberalizzazione delle TLC
Nel suo intervento, Donvito ricorda inoltre che il mercato delle telecomunicazioni in Italia è oggi uno dei pochi considerati realmente concorrenziali, grazie alla privatizzazione di Telecom Italia nel 1997. Questo ha favorito lo sviluppo di un mercato aperto, con numerose offerte e maggiore competitività tra operatori, a beneficio dei consumatori.
Secondo ADUC, la nuova posizione di Poste Italiane rischia di mettere in discussione quanto costruito negli ultimi decenni. “Il dubbio che questo processo possa essere invertito con la nuova Iri/Poste ci sembra realistico”, si legge nel post.
In attesa delle valutazioni delle autorità
L’acquisizione del 15% di TIM da parte di Poste Italiane dovrà essere notificata all’AGCM, che avrà il compito di valutare l’operazione e le sue implicazioni per il mercato italiano delle telecomunicazioni e degli altri settori coinvolti.
Nel frattempo, il dibattito sul ruolo delle aziende pubbliche e sulla reale apertura dei mercati italiani è destinato a proseguire.