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Floppy disk: come hanno rivoluzionato l’archiviazione dei file prima di diventare obsoleti

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La storia dei floppy disk inizia molti decenni fa, quando un piccolo gruppo di ingegneri dell’IBM cerca di sviluppare un sistema affidabile e poco costoso per caricare istruzioni ed installare aggiornamenti software nei personal computers.

A partire dal 1967, i floppy disk si instaurarono come metodo di archiviazione preferito da milioni di utenti informatici di tutto il mondo, principalmente per la loro dimensione compatta.

Questo nuovo dispositivo di archiviazione venne adoperato nei primi computer, ad esempio quelli di casa IBM e Olivetti, ma la vera spinta di popolarità si ebbe quando Apple decise di introdurlo nei suoi computer Macintosh.

Successivamente i floppy disk furono adottati da tutti i produttori di personal computers e si diffusero progressivamente in tutto il mondo.

Prima vennero prodotti dischi da 8 pollici, poi quelli da 5 pollici e un quarto ed infine quelli da 3,5 pollici.

Questi ultimi rappresentavano un miglioramento sostanziale rispetto le versioni precedenti, infatti erano: più compatti, più sicuri, data la presenza di una linguetta scorrevole di metallo che proteggeva il disco sottostante, e avevano maggiore capacità.

La tecnologia usata per la produzione degli stessi consisteva in un disco magnetico dalla forma rettangolare di 90 per 94 millimetri capace di memorizzare, inizialmente, 360 KB di dati su una sola faccia (single side).

Successivamente la capacità venne raddoppiata permettendo la scrittura dei dati su entrambe le facce del disco (double side) e negli anni 80 venne portata fino a 1,44 MB con la produzione dei floppy disk high density.

I floppy disk raggiungono l’apice della popolarità intorno alla metà degli anni 90 del XX secolo con miliardi di unità vendute in tutto il mondo, ma verso la fine del decennio comincia la lenta decaduta.

Precisamente nel 1998 Apple, che era stata una delle prime case produttrici di pc ad adottare questa tecnologia, la abbandonò in favore dei nuovi CD che si stavano affermando. Negli anni successivi sempre più aziende decisero di seguire la stessa direzione.

Nel 2007 il 98% dei computer in commercio non era più dotato dell’hardware necessario alla lettura o scrittura dei floppy disk e, andando avanti con gli anni, le case produttrici cominciarono ad abbandonare la loro produzione.

Sony, la quale era una delle aziende più attive nel settore della produzione di floppy disks, decise nel 2011 di smettere definitivamente di produrli, dopo la riduzione del numero di esemplari venduti e dell’interesse globale.

Ancora oggi è possibile acquistare dei lettori di floppy disk esterni, in grado sia di leggere che scrivere sui floppy disk, ma la stragrande maggioranza dei consumatori li ha ormai rimpiazzati con chiavette USB, più compatte e capienti, o anche hard disk esterni, capaci di immagazzinare diversi terabytes di dati e di lavorare ad una velocità di scrittura e lettura dell’ordine dei gigabytes.

Pubblicato da
Redazione SpazioPlay

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